08 October, 2012

Balli e amicizia: i nigeriani di casa nostra

Balli e amicizia: i nigeriani di casa nostra


 Vittorio Rotolo
C’è il «tamburo parlante», strumento largamente diffuso ed utilizzato durante le cerimonie ufficiali per salutare i re. Ed ancora i costumi dai colori sgargianti, le musiche coinvolgenti, i balli mescolati al profumo della grigliata di carne, piatto tipico della tradizione popolare. 
 
A Parma è un giorno di festa per la comunità nigeriana degli Yoruba, la tribù più progredita e numericamente più sviluppata dell’intero continente africano. Una storia, la loro, cominciata un millennio fa ad Ileife, importante centro culturale ed universitario che si trova nel sud-ovest della Nigeria. Una comunità che, con il trascorrere degli anni, si è tuttavia ramificata in diverse altre parti del mondo, compreso nel nostro territorio. 
Basti pensare che, su un totale di quasi mille nigeriani attualmente residenti nel Parmense, circa 400 sono proprio Yoruba. Una sessantina di questi fanno parte della locale associazione «Egbe Omo Yoruba» che ieri pomeriggio, negli spazi della parrocchia di San Pancrazio, ha dato vita ad un momento di condivisione e di gioia collettiva, accogliendo pure altri esponenti della stessa comunità che vivono in diversi centri dell’Emilia Romagna e del Veneto. «La nostra tribù crede fermamente nel valore dell’educazione, nell’amore verso gli altri e nella cultura del lavoro, caratteristiche che in questi anni abbiamo avuto modo di riscontrare ed apprezzare anche nei parmigiani» racconta Olufemi Iyanda, portavoce dell’associazione «Egbe Omo Yoruba», presieduta in città da Olufemi Oloye Ayibola. «Questa occasione di festa, aperta a tutti, diventa utile per far conoscere le bellezze della nostra terra e gli elementi di folklore che animano questo popolo, esaltandone l’orgoglio ed il senso di appartenenza alla comunità Yoruba – prosegue Iyanda –; molti dei nostri figli sono nati in Italia e non hanno ancora avuto la possibilità di recarsi in Nigeria. Per questi bambini la giornata di oggi assume un significato ancora più rilevante, proprio perché consente loro di respirare il clima di quei luoghi e toccare con mano le proprie radici».
 
 Giornalista, una laurea conseguita nel suo Paese, in Italia Iyanda si è adattato ad un lavoro che non è proprio il suo. Una storia comune a quella di tanti altri suoi connazionali. «Ma mi reputo un uomo fortunato – spiega –: a Parma ho trovato una città pronta ad accogliermi, ho una casa ed un impiego che mi consente di mantenere la mia famiglia. Certo, la Nigeria non la dimentico ed un giorno ci tornerò...».

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