Introvigne: fermare subito il massacro dei cristiani nigeriani. L’Italia sta facendo bene, ma da sola non basta
«Una strage annunciata»: così il sociologo Massimo Introvigne, coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa istituito il mese scorso dal ministero italiano degli Esteri, definisce il massacro avvenuto nel week-end
nello Stato nigeriano del Plateau, allorché i guerriglieri islamisti di
Boko Haram hanno attaccato nove villaggi cristiani mietendo almeno
novanta morti.
«Dall’inizio dell’anno ogni domenica in Nigeria si
ripete un rito osceno e macabro in cui i cristiani che vanno in chiesa
sono massacrati dal movimento ultra-fondamentalista islamico Boko Haram e
dai suoi complici. I morti nel 2012 sono più di seicento, quelli uccisi
negli ultimi dodici anni oltre diecimila», spiega lo studioso. Ma «il
tempo delle belle parole è scaduto. Anzi, continuando a non reagire
rischiamo tutti di abituarci all’orrore e di vedere queste notizie
scivolare nelle pagine interne dei giornali».
Ecco allora l’idea, decisiva. Occorre «anzitutto – dice
il coordinatore dell’Osservatorio – aiutare le forze di sicurezza
nigeriane, che non ce la fanno da sole. La missione italiana della
settimana scorsa in Nigeria, guidata dall’inviata speciale per le
emergenze umanitarie del Ministero degli Esteri Margherita Boniver, ha
indicato la via da percorrere con la proposta di collaborazione
bilaterale in materia di sicurezza, che il nostro Osservatorio
s’incaricherà di far conoscere e approfondire. Ma l’Italia da sola non
basta, deve muoversi l’Europa».
Quindi bisogna «rendersi conto che l’emergenza non è
nigeriana ma continentale. L’Unione Africana e le altre organizzazioni
internazionali devono prendere atto che la strage di cristiani in Africa
è una delle grandi emergenze umanitarie del secolo, e lavorare a una
strategia regionale che isoli e colpisca le centrali ideologiche e
militari del terrorismo anti-cristiano. A partire dalle regioni del Nord
del Mali, di fatto controllate da al-Qa’ida, e da una buona metà della
Somalia, dove lo Stato non esiste. Il Mali e la Somalia non sono
problemi locali, perché da queste “zone franche” del terrore partono
armi e odio che colpiscono i cristiani in tutto il continente».
C’è qualcuno in ascolto?
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